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Claudio Buffo

 

Il Padre aveva una grande capacità di sintesi, e rusciva in poche parole a esporre in modo semplice concetti che pesavano come macigni, e sarebbe stato capace di sfruttare meglio di me questi quattro minuti per raccontare il suo processo educativo.
Quali erano gli obiettivi del padre. Il suo principale obiettivo fu di educare i giovani ad amare Cristo, ai Valori Cristiani, pronti ad affrontare la vita ed essere "uomini per gli altri".

Quali erano le sue paure e le sue preoccupazioni? Il padre era preoccupato per i giovani per ogni singolo ragazzo per il loro futuro. I giovani erano, ed oggi ancora di più, sottoposti a messaggi fuorvianti che andavano lontano dai valori cristiani li portano in un mondo in cui tutto è lecito in un mondo in cui l'indifferenza la fa da padrona e allora come fare?

L'idea del Padre fu quella di avvalersi dello sport, come strumento magico per entrare nei cuori dei ragazzi, e attraverso lo sport, creare uomini migliori partendo dai valori dello sport come la disciplina, la lealtà, inserendo poi gradualmente i valori cristiani come la carità, l'amore per gli altri, per giungere infine all'obiettivo di fare amare Cristo. Ed è per questo che ha voluto il Centro come un luogo di accoglienza e di formazione, un luogo educativo, con il gioco, e la crescita personale. Non solo una società sportiva che punta alla vittoria, l'educazione, prima della classifica.

Per raggiungere tale obiettivo sapeva che aveva bisogno del supporto dei laici, in particolare ha sempre voluto collaboratori, che condividessero e vivessero il processo educativo del Centro, Allenatori che oltre ad essere veri tecnici qualificati avessero a cuore i ragazzi, dirigenti ed accompagnatori che fossero di esempio e sapessero stare con i ragazzi.

Poi introduce una nuova figura denominata "allenatore sportivo" e in seguito "alleducatore" che avevano il compito di aiutare gli allenatori a stare con i ragazzi di essere lievito, diceva. Creò quindi una squadra di ragazzi una comunità, un gruppo di giovani, che fosse un modello da imitare che avesse competenze tecniche sportive e che soprattutto fosse capace di testimoniare Cristo risorto nel mondo dello sport e del tempo libero.

Puntò molto sul loro allenamento sulla loro formazione spirituale permanente educandoli alla preghiera e alla riflessione e pronti ad affrontare la vita essendo uomini per gli altri. Il padre chiedeva a noi allenatori un impegno di sacrificare il nostro tempo libero per stare con i giovani, i ragazzi non vanno lasciati soli bisogna stare con loro ci diceva, dovete essere portatori di gioia ci invitava ad avere un comportamento che fosse modello dello spirito educativo del centro "tuus est ubique" (sii tè stesso ovunque).

Dovevamo stimolare i ragazzi alla semplicità aiutarli a non farsi travolgere dalle tentazioni, dovute al benessere, dovevamo essere capaci di trasmettere nel cuore dei ragazzi valori come sacrificio, rispetto, amicizia, lealtà, umiltà. Dovevamo essere attenti al singolo ragazzo, sollecitandolo a dare il meglio di sé in ogni cosa per aiutarlo a sviluppare comportamenti e a scoprire la propria vocazione.

Il Padre spingeva ognuno di noi con tutti i nostri limiti, che lui conosceva, a non aver paura di parlare di Gesù. Il Padre con passione ci ha insegnato cose in cui lui credeva per davvero e ha saputo indicarci attraverso lo sport e il tempo libero una via possibile per divenire uomini e donne per gli altri.

Un percorso che ha portato ognuno di noi ad essere protagonisti nella vita familiare e nelle scelte vocazionali e nell'impegno professionale e sociale.

Ne vale la pena ci diceva sempre ne vale la pena di stare con i giovani.  E' stata un'esperienza impegnativa e talvolta faticosa ma aveva ragione ne è valsa la pena.

 
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