Menu principale:
Scusate, mi hanno detto che devo stare nei quattro minuti può darsi che sfori un pochettino perché è difficile ricordare quasi cinquant'anni di attività assieme al Padre Morell in così poco tempo e poi emoziona sempre il ritrovare ricordi ed esperienze a distantza di tanti anni specie se hanno inciso profondamente nella vita così è il ricordo di Padre Morell.
Il primo incontro negli anni 50 l'ho avuto in val Ferret sotto il Monte Bianco in una vecchia malga dove ero con alcuni universitari e Padre Fossati e dove era presente anche il Padre Morell con una decina di ragazzi dell'oratorio di San fedele poi qualche altro fugace incontro a San fedele dove ogni sabato mattina un centinaio di professionisti della confederazione Mariana, oggi si chiama CVX, si ritrovava ogni sabato mattina alle sette per la Santa Messa e per un incontro.
Padre Morell in chiesa nell'ultimo confessionale di sinistra, ecco io me lo ricordo ancora bene; come la sua presenza sempre, la sua disponibilità. Poi un altro incontro ancora in quegli anni in un pellegrinaggio dell'OFTAL a Lourdes negli anni 60: Padre Morell era in carrozzella aveva avuto un grave incidente d’auto e io l'ho seguito come brancalier accompagnandolo alla Grotta.
Ecco dopo questi flash c'è stato del 1968 un invito di Padre Morell che mi proponeva di interessarmi di questi nascenti gruppi familiari. Un salto notevole per me il passaggio dalla realtà di una congregazione Mariana a San Fedele, in cui si pensava tanto alla preghiera, all'approfondimento culturale, allo studio della teologia ad una realtà invece quella del Centro Schuster: l'immersione in una realtà veramente concreta all'impegno con i ragazzi e alle loro famiglie.
Padre Morell chiedeva questo impegno, ogni tanto mi diceva:” La formazione personale diventerà una necessità se vogliamo veramente adeguarci a questa missione” Negli anni della contestazione, erano quegli anni 68 70, Padre Morell richiedeva alla professoressa Mara Palazzolo Selvini, una docente psicologa di valore internazionale, di formare un gruppo di lavoro qui al Centro Schuster per orientare i genitori in difficoltà nei rapporti con i loro figli. Sono stati tre anni di intenso lavoro in una stretta collaborazione con l'assistente sociale Pinuccia Tettamanti; Padre Morell affidava questo lavoro ai laici accettando la loro visione e le loro competenze con un vero spirito di collaborazione, questa collaborazione tra gesuiti e laici era veramente stretta.
Nel 1978, 10 anno dopo anni dopo, Gianni Villa lasciava la presidenza del centro Schuster e Padre Morell mi chiese di prenderne un po' il posto. Allora Padre Salvini era il superiore di San fedele, accettava questo mio ingresso al Centro Schuster come presidente laico e cominciava così una sempre più intensa collaborazione. Anche se rimaneva il “lei” da parte mia nei confronti di Padre Morell, allora non si usava dare “del tu” ad un gesuita ma sempre “del lei”, vi era la condivisione proprio completa, la stima reciproca. La Santa Messa spesso celebrata soltanto in due, ma ci portava ad una fraternità veramente profonda. Poi ci sono stati gli infarti i periodi di convalescenza lontana dal Centro Schuster, le prove nella difficile conduzione di un'opera della compagnia di Gesù che mettevano sempre più in evidenza la personalità di Padre Morell: il rigore con se stesso e la grande comprensione per noi laici e per le nostre problematiche.
Pur avendo un carattere impetuoso un cuore caldo, aveva sempre attenzione ai problemi personali di ciascuno, sapeva aspettare e riesaminare, magari il giorno dopo, e serenamente ritornare su decisioni; quante lettere ho visto scritte il giorno prima poi stracciate perché dopo un serio discernimento riteneva più importante cambiare idea ed entrare in un altro ruolo.
Era chiara in Padre Morell l'importanza della famiglia e l'educazione dei figli, il suo desiderio di coinvolgere la coppia dei genitori anche se poi, secondo la consuetudine di allora, alla mamma veniva lasciato più il compito di essere in famiglia e al papà quello di essere disponibile qua nell'attività pratica al Centro. Qualche volta questo creava posizioni delicate quasi due poli: famiglia e Centro Schuster ma che Padre Morell non vedeva contrapposti ma convergenti in un unico punto: la volontà di Dio che si concretava nella salvezza dei giovani e nel servizio reso ai giovani.
La grande capacità di Padre Morell di superare queste tensioni riequilibrandole davanti a Dio con il suo esempio di dedizione assoluta all’opera spiegando come il Centro Schuster poteva essere davvero missione affidata a noi.
Moltissime lettere iniziavano come “carissimi Sandro e Pinuccia” e questa era la premessa a cui poi seguiva la richiesta precisa riconoscendo che la mia attività qui al centro era possibile solo grazie alla condivisione di Pinuccia e alla sua offerta, spesso sofferta, rinuncia restando a casa a sopportare il peso della famiglia.
Poi nel 1998 la richiesta a me e a Pinuccia di considerare il Centro Schuster come la nostra missione definitiva: libero ormai dagli impegni di lavoro con l'impegno quasi quotidiano di presenza e di collaborazione.
Torno alle prime parole del mio intervento: emoziona sempre ritrovare ricordi ed esperienze dopo tanti anni e quali sono ancora oggi le cose che rimangono, gli atteggiamenti che riemergono continuamente nei momenti di ripensamento quali le caratteristiche di Padre Morell che mi ricordo:
la prima: la sua capacità di sintesi e di ricerca dell'essenziale nella persona, Padre Morell, sempre coerente in ogni situazione: il suo motto, lì riportato, "tuus esto ubique" è la consegna che lascia a tutti noi
la seconda: il suo riferimento costante a Dio e alla sua volontà e qui nel Santuario nelle vetrate c'è quella "non nobis domine" che ci ricorda questo riferimento a Dio
e il terzo: il suo guardare sempre avanti pensando concretamente al futuro dell'opera nella fiducia che, se voluta da Dio, lui stesso la sosterrà e anche qui questa scritta "ita pater" che c'è nella vetrate del Santuario.
Più passano gli anni più emerge la figura di Padre Morell, il suo insegnamento, il suo carisma: chi di noi ha avuto la fortuna di seguirlo sente oggi l'obbligo di farne memoria soprattutto con i giovani
Grazie