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Se tornassi al Centro. Abbiamo raccolto le testimonianze

2 – Stefano Bizzozzero

Il ricordo più nitido che ho del Centro Schuster è in quei 20 metri che, superato il bar, ti portano alla discesa che dà sulla palestra e sui campetti lì accanto.

Percorrendo quei metri mi chiedevo sempre chi avrei trovato al campetto a tirare a canestro, quando già si poteva sentire il rumore del pallone che rimbalzava. Quando era così, sapevi che c’era un amico da incontrare e una sfida da iniziare subito! Quando non si sentiva nulla, invece, era un buon momento per allenarsi e portarsi avanti per sfidare il primo che si fosse affacciato sulla discesa.

Spesso quelle partite si dovevano interrompere, perché Padre Morell ci faceva entrare in Chiesa, ma subito dopo la fine della Messa tutti sapevamo già dove ritrovarci, sotto quei canestri, anche se già iniziava a fare buio.

Questa è una bella immagine, quello che mi piacerebbe ritrovare, entrando al Centro Schuster.

Ma forse, più di ogni cosa, mi piacerebbe che al Centro Schuster non cambiassero mai la passione che si mette nel crescere e la voglia di imparare divertendosi e sfidandosi tutti i giorni, la gioia di vivere e condividere i valori importanti dello stare insieme.

La consapevolezza che il gruppo conta più del singolo, ma che il singolo aiuta il gruppo a crescere. E la forza di una squadra fatta da amici che sono ancora legati, dopo più di 20 anni da quando abbiamo varcato il cancello dello Schuster per affrontare le sfide del mondo fuori.

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